mercoledì 6 giugno 2012

A tutto jazz...

Titolo: Storie dell'età del jazz
Autore: Francis Scott Fitzgerald

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Sommario

Le mie ultime maschiette

La Gelatina

Questa è una storia del sud, la scena è ambientata nella piccola Lily di Tarleton, Georgia. Io nutro un profondo affetto per Tarleton, ma in un modo o in un altro tutte le volte che che vi ambiento una storia ricevo da tutto il sud lettere che mi censurano senza mezzi termini. “La Gelatina”, pubblicata nel Metropolitan, si attirò in pieno queste lettere d'ammonimento.
Venne scritta in strane circostanze dopo la pubblicazione del mio primo romanzo, e inoltre fu la prima storia per la quale ebbi un collaboratore. Perché, scoprendo di essere incapace di gestire l'episodio del gioco d'azzardo, lo girai a mia moglie che, essendo una ragazza del sud, era presumibilmente un'esperta della tecnica e della terminologia di quel grande e particolare passatempo.

Il posteriore del cammello
Suppongo che tra tutte le storie che io abbia mai scritto questa sia quella che mi è costata meno fatica e che forse mi ha dato più divertimento. Per quanto riguarda la fatica impiegata, la scrissi nell'arco di una giornata a New Orleans, col preciso scopo di comprare un orologio da polso in platino e diamanti che costava seicento dollari. La cominciai alle sette del mattino e la terminai alle due di quella stessa notte. Venne pubblicata nel Saturday Evening Post nel 1920, e più tardi inclusa nella O. Henry Memorial Collection di quello stesso anno. Tra tutte le storie contenute in questo volume è quella che mi piace meno.
Il mio divertimento deriva deriva dal fatto che il cammello che fa parte della storia è letteralmente vero; infatti ho ancora in sospeso un impegno col gentiluomo coinvolto nella vicenda: dovrò andare al prossimo party in costume al quale verremo invitati entrambi vestito come la parte posteriore di un cammello. Questa è una sorta di espiazione per essere stato il suo biografo.

Primo Maggio
Questa storia per certi versi sgradevole, pubblicata come romanzo breve nello Smart Set del luglio 1920, narra di una serie di eventi che ebbero luogo nella primavera dell'anno precedente. Ciascuno dei tre avvenimenti mi colpì moltissimo. In realtà non hanno relazioni tra loro, a parte l'isteria generale di quella primavera che inaugurò l'Età del Jazz, ma nella mia storia ho cercato, temo senza successo, di intesserle attorno a un'unica trama... una trama che vuol rendere l'effetto di quei mesi a New York come apparvero ad almeno un membro di quella che all'epoca era la generazione giovane.

Porcellana e Rosa
“E lei scrive anche per altri giornali?”, domandò la giovane signora.
“Oh, sì”, l'assicurai, “Ho pubblicato qualche storia e qualche commedia su Smart Set, per esempio...”
La giovane signora rabbrividì.
“Lo Smart Set!”, esclamò, “Come ha potuto? Pubblicano solo roba su ragazze in vasche da bagno azzurre e sciocchezze simili.”
E io ebbi la grandissima gioia di dirle che stava parlando di “Porcellana e Rosa”, che era apparsa lì parecchi mesi prima.

Fantasie

Il diamante grande come il Ritz

Le storie seguenti sono state scritte in quello che, se io fossi un personaggio importante, potrebbe essere definito il mio “secondo stile”. Il diamante grande come il Ritz, che comparve l'estate scorsa su Smart Set, è stato progettato interamente per il mio diletto. Ero in quel ben noto stato d'animo caratterizzato da un'assoluta brama di piaceri, e la storia cominciò come un tentativo di sfamare quella brama con cibi immaginari.
Un critico ben noto s'è compiaciuto di gradire questa stravaganza più di qualunque altra cosa io abbia mai scritto. Personalmente, io preferisco “Il pirata offshore”. Ma, alterando lievemente Lincoln: “Se ti piace questo genere di cose allora, forse, è questo il genere di cose che piace a te.”

Lo strano caso di Benjamin Button
Questa storia fu ispirata da un pensiero di Mark Twain a proposito del fatto che è un peccato che la parte migliore della vita capiti all'inizio e la parte peggiore alla fine. Ma tentando l'esperimento su un singolo uomo in un mondo assolutamente normale, non ho reso alla sua idea piena giustizia. Diverse settimane dopo averla finita scoprii una trama quasi identica tra gli Appunti di Samuel Butler.
La storia venne pubblicata sul Collier la scorsa estate e provocò questa lettera sbalorditiva da parte di un anonimo ammiratore di Cincinnati:
“Signor...,
ho letto la storia di Benjamin Button sul Collier e vorrei dirle che come autore di racconti lei sarebbe un pazzo completo. In vita mia ho visto molti pezzi di formaggio, ma lei è il pezzo di formaggio più grosso. Detesto sprecare un articolo di cancelleria per lei, ma lo farò.”

Tarquin di Cheapside
Scritta sei anni fa, questa storia è il prodotto dei miei giorni da studente a Princeton. Notevolmente ritoccata, venne pubblicata su Smart Set nel 1921. Al momento in cui la concepii io avevo una sola idea in mente: diventare un poeta; e il fatto che fossi interessato al suono di ogni espressione e che temessi a morte le ovvietà, nella prosa se non nella trama, lo dimostra pienamente. Probabilmente l'affetto particolare che nutro per questa storia dipende più dalla sua età che da qualche merito intrinseco.

Oh, Strega Rossa!
Quando scrissi questo racconto avevo appena completato la prima bozza del mio secondo romanzo, e una reazione naturale mi spinse a gozzovigliare con una storia in cui nessuno dei personaggi dev'essere preso sul serio. Temo che in un certo senso mi sia lasciato trascinare dalla sensazione che non ci fossero schemi ordinati ai quali dovermi adeguare. Dopo doverose considerazioni, però, ho deciso di lasciarla così com'era, anche se il lettore potrà trovarsi un po' spiazzato davanti all'elemento temporale. Forse farei meglio a dire che comunque gli anni abbiano potuto trattare Merlin Grainger, io pensavo sempre al presente. Venne pubblicata nel Metropolitan.

Capolavori non classificati

I fondi della felicità

Di questa storia posso dire che mi venne in mente in una forma irresistibile, mi supplicava di farsi scrivere. Forse la si potrà accusare di essere una semplice opera sentimentale ma, per come la vedo io, è stata molto di più. Perciò se le manca il tocco della sincerità, o perfino della tragedia, la colpa non è del tema principale ma della mia capacità nel trattarlo.
Comparve sul Chicago Tribune e in seguito ottenne, credo, la quadrupla foglia di lauro d'oro, o un qualche encomio del genere da parte di quegli antologisti che in questi tempi brulicano tra di noi. Il gentiluomo a cui mi riferisco ricorre abitualmente al pieno melodramma coi vulcani o col fantasma di John Paul Jones nel ruolo della Nemesi, melodrammi accuratamente mascherati con paragrafi d'apertura in stile Jamesiano che alludono a intrichi oscuri e sottili che seguiranno. In questo modo:
“Il caso di Shaw McPhee, assai curioso, non ebbe udienza presso l'incredibile atteggiamento di Martin Sulo. Questo è parentetico e per almeno tre osservatori, i cui nomi per adesso dovrò nascondere, sembra improbabile eccetera eccetera...”, finché il povero disertore del romanzo è costretto a uscire all'aria aperta e il melodramma comincia.

Mr Stucchevole
Questo racconto ha la particolarità di essere l'unico pezzo per riviste a essere mai stato scritto in un hotel di New York. La faccenda venne portata a termine in una camera da letto a Knickerbocker e subito dopo quella memorabile locanda chiuse i battenti per sempre.
Quando fu passato un adeguato periodo di lutto, venne pubblicato su Smart Set.

Jemina
Scritto, come Tarquin di Cheapside, mentre ero a Princeton, questo schizzo venne pubblicata anni dopo su Vanity Fair. Per la sua tecnica, devo chiedere scusa a Mr Stephen Leacock.
Ci ho riso su moltissimo, specialmente quando lo scrissi per la prima volta, ma ora non riesco più a riderne. Però, visto che tutti mi dicono che è divertente, lo includo qui. Mi pare che valga la pena conservarlo per qualche anno... perlomeno finché il tedio delle mode che cambiano non avrà soppresso me, i miei libri e questo racconto.

Con le dovute scuse per questo Sommario impossibile, consegno queste storie dell'Età del Jazz tra le mani di quelli che leggono correndo e corrono leggendo.

Francis Scott Fitzgerald, 1922

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